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Lettera per Cyrano

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Dimmi Cyrano, dimmi come fai, a soffrir d’amore e a non mollare mai.
Tu, grande uomo di spirito indomito, che sberleffi i tuoi avversari con rime e tocchi sopraffini, affronti senza paura ingiustizie e falsità, sei per me una guida, un maestro, un esempio di rara umanità.
E sei riuscito dopotutto, a reprimere il tuo forte sentimento, soffrendo in un silenzio interrotto solo da quelle lacrime che accompagnavan l’inchiostro delle tue lettere piene di sentimento.
Oh, come hai fatto a tacer davanti a Rossana, quando ella di Cristiano ti parlava, come hai fatto mi chiedo io, a dare a lui quel che a egli mancava; e se come dici tu: “[…]Mentre restavo in basso ad inventare gloria, erano altri a cogliere il bacio della vittoria.[…]” Come sei riuscito, a non morir di crepacuore, nel veder che per te non rimanevan nemmeno le briciole di quella passione.
Dei sogni di lei ti sei fatto carico e per amor suo, felicità le hai regalato, pure di Cristiano amico sei diventato, ma a te un po’ ci hai mai pensato?
Hai scacciato l’egoismo dal tuo cuore, lasciando alle lacrime l’unico sfogo per la tua situazione; ah, meglio affrontar cento uomini, che combatter quella gelosia di cui tu stesso eri il motore.
Situazione tragicomica davvero, alcuni afferman che di Cristiano hai visto il surrogato, balle a parer mio, perché quei tuoi pianti ben altro hanno raccontato.
Eroe romantico per eccellenza, indicami la strada per raggiungere almeno metà della tua grandezza, io che se dovessi viver un amor non corrisposto, mai riuscirei a fingere un sorriso e a mascherar quella tristezza di fronte alla “Rossana” mia, certo, sicuramente ci proverei, ma ovviamente dopo due lune cadrei.
Tu che invece non hai mai macchiato la purezza del tuo pennacchio, ti prego leggi ciò che sto scrivendo in questa ignobile prosa, la quale non vale nemmeno un quarto di un tuo singolo verso, e insegnami ti prego, a morire, rifiutando pure nell’ultimo instante il bacio da colei che finalmente il cor sei riuscito a ghermire.
E tu che a Cristiano hai dato dolci parole con cui cullarsi al momento dell’addio, come sei riuscito a non dire in quattordici anni a Rossana: “Amore mio.”?
Io ti stimo, t’invidio e allo stesso tempo ti compiango, perché un uomo come te, miglior sorte dalla vita avrebbe meritato, e quante volte con rammarico rimembro: “Ah quante similitudini con la realtà, in questa commedia io sento.”
Anche se non so cosa darei ad esser sincero, per poter gridare in punto di morte a gran voce e in modo fiero:

“Filosofo, naturalista, maestro d’armi e rime,
musicista, viaggiatore ascensionista,
istrione, ma non ebbe claque,
amante anche: senza conquista.
Qui giace Ercole Savignano Cyrano De Bergerac, che in vita fu tutto e lo fu invano.

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Edmond L. Isgrò