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L’ansia di una vita

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Le hai contate, sì ne sono sicuro, lo hai fatto: tutte quelle volte che ti hanno rinfacciato ogni spasmo; ogni tuo rabbrividire; ogni qual volta che nervosamente ti mordevi a mano, e respiravi, coprendoti gli occhi, vergognandoti di un semplice pianto.

E ti ricorderai pure, di tutte quelle volte che hanno detto con durezza: “Metti ansia pure a me, vedi di calmarti”, e tu a mezza voce “mi dispiace”, mortificato.

Vedo lì, inchiodati su una croce, i tuoi sensi di colpa, per un qualcosa che forse, non riesci a spiegarti nemmeno tu; giacché, alla fine, chi deve convivere ogni giorno con quel battito accelerato, be’, sei proprio tu.

Le parole volano però, e si posano nelle vaste lande della nostra anima: crescono rovi, e ci cingono in una morsa, lasciandoci inerti su un letto, a specchiarci con il passato.

Convivere con un’ansia permanente non è semplice, perché per l’appunto, ogni gesto naturale, perde le proprie sfumature di semplicità.

Allora forse rimuginerai, e maledirai ogni volta che hai esitato; ogni volta che ti sei fermato; ogni volta che sei partito con il freno a mano tirato; ogni volta che hai rinunciato.

Eppure se andrai più a fondo, ricorderai che a causa di quel timore, vi sono stati anche dei momenti dove hai sbagliato; dove hai inciampato; dove hai maldestramente nuotato e sei quasi affogato.

Ti avranno detto probabilmente che l’ansia è di tutti e che bisogna lottare per porvi rimedio, verissimo, certo, ma ciò che hanno omesso, non volutamente, è che tutti siamo diversi, poiché a volte non ce ne rendiamo nemmeno più conto, vi è un razzismo latente perfino nelle diversità caratteriali.

Quindi, se l’ansia condiziona il tuo modo di vivere, il mio modo di vivere, perché dar questo privilegio anche al giudizio altrui?

Benché molto seccante, la nostra ansia non ha mai danneggiato nessuno, come invece possono esserlo state le parole e i gesti di qualcuno.

Prosegui con calma, la tua calma, e forse chi lo sa, commetterai qualche errore in più; tanto, a Giugno, mese che sublima la primavera e l’estate, da quei rovi fioriranno le more.

Edmond L. Isgrò